Quando si sente parlare per la prima volta di trailing stop, di solito si viene presi alla sprovvista. E’ noto che è molto meglio rimanere in favore del trend, seguendone gli sviluppi, in modo che possiamo lasciare che i nostri profitti corrano e, dal momento in cui si avverte una inversione del trend, uscire dal mercato.
Un semplice esempio può illustrare l’importanza del trailing stop. Se abbiamo ricevuto un segnale di acquisto e abbiamo acquistato una determinata coppia di valute, impostiamo uno stop loss in maniera da proteggerci da eventuali perdite. Solitamente lo stop loss che impostiamo è fisso, il che ci pone di fronte al rischio di eventuali fluttuazioni delle valute, all’interno della tendenza principale, che ci fanno rischiare di toccare inavvertitamente proprio questo stop loss e di farci uscire dal mercato in perdita, pur essendo in “favore di tendeza”.
Dobbiamo trovare un modo per fare si che questo avvenga mai. Ecco cosa fa esattamente un trailing stop. Questa forma di stop si regola, in maniera automatica, su base periodica, secondo una sorta di algoritmo matematico. A seconda del trailing stop che usiamo, dopo il primo giorno di negoziazione, se il prezzo si muove a nostro favore o se la volatilità si riduce, allora il trailing stop viene spostato a nostro favore. Se invece il mercato si muove contro di noi, allora rimarrebbe attivato lo stop loss iniziale, che ci protegge, a meno che si rileva un incremento di volatilità, nel qual caso il trailing stop potrebbe essere spostato.
La chiave per usare il trailing stop è che c’è bisogno di fare continuamente delle modifiche al fine di assicurarsi che lo stop venga spostato a proprio favore. Naturalmente, il modo in cui si calcola una perdita legata al trailing stop è molto simile al modo in cui si calcola lo stop loss iniziale, con l’unica differenza che invece che calcolare la perdita dal prezzo di entrata, la si calcola dal prezzo più alto dopo l’ingresso.