Investire in azioni non è un procedimento semplice. Si commettono diversi errori di ingenuità, che portano a strategie di investimento spesso improvvisate, che si basano soprattutto sulla fortuna o sul caso. Non si acquistano azioni sulla base della simpatia, non si acquistano azioni in base a ragionamenti di momento.
Chi compie scelte di investimento seguendo questi due principi viene, spesso sbaglia il timing di investimento, ingrossando le file di quegli investitori che, secondo la dottrina economica-finanziaria, sono chiamati Parco Buoi. Ossia investitori che seguono la massa, o che ragionano attraverso principi non tecnici ma di sentiment poco a fuoco.
Per raddrizzare la mira, spesso si consiglia di seguire teorie preconfezionate che, seppur non applicabili a tutti, aiutano a creare le basi di una buona strategia sull’azionario.
Analizziamone alcune:
Metodo Value investing, strategia messa a punto da Bejamin Graham, che per primo negli anni ’30 puntò ad inserire in portafoglio titoli sottovalutati, da rivendere quando le quotazioni raggiungono livelli di sopravvalutazione.
La strategia rientra nel metodo dell’analisi fondamentale, cioè quella che studia i bilanci per giungere a considerazioni sulla congruità del prezzo di un’azione, e si contrappone all’analisi tecnica basata prevalentemente sullo studio dei grafici.
Metodo Stock Picking, variazione della value strategy che mira ad individuare aziende che, in base ai fondamentali di bilancio, quotano sotto il loro valore intrinseco e che pertanto tenderanno ad aumentare il prezzo nel corso del tempo.
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