Le obbligazioni sono titoli di credito. Chi le emette, in sostanza, chiede un prestito, che si impegna a restituire con gli interessi. A chiedere il prestito può essere lo Stato, e in questo caso si parla di titoli di Stato, un altro ente pubblico, o una società privata.
Le obbligazioni, sono i titoli più sicuri e quelli in cui è più facile investire, poiché la durata è prestabilita e il rendimento, se si aspetta fino alla scadenza, certo.
In ogni portafoglio prudente, le obbligazioni dovrebbero quindi, avere una parte importante.
Due sono le caratteristiche fondamentali di un’obbligazione: il tasso d’interesse e la durata.
Il tasso d’interesse è il rendimento annuo. Se si sottoscrivono 100 milioni di obbligazioni che hanno un tasso del 5%, si riceveranno 5 milioni di interessi ogni anno, fino alla scadenza del titolo, quando si rientrerà in possesso dei 100 milioni.
Le durate possono andare dai tre mesi ai trent’anni (o in casi eccezionali, anche di più).
Le obbligazioni con le durate più brevi sono definite titoli monetari, perché hanno quasi la stessa funzione del denaro contante. Il loro rendimento è, però, inferiore a quello delle obbligazioni che scadono dopo molto tempo.
Anche le obbligazioni hanno un prezzo.
Buona parte degli investitori acquista obbligazioni per garantirsi un flusso di reddito costante e non si preoccupa dei titoli fino al momento del rimborso. È un buon atteggiamento. Ma c’è un’altra possibilità: quella di vendere le obbligazioni prima della scadenza. In questo caso, bisognerà fare i conti con il prezzo di mercato.
Dopo l’emissione, gran parte delle obbligazioni vengono quotate e scambiate in Borsa, proprio come le azioni. Considerato 100, per convenzione, il prezzo di emissione e di rimborso, il prezzo di mercato può andare, per esempio, a 95 o a 105. Le oscillazioni del prezzo dipendono dall’andamento dei tassi d’interesse ufficiali, oltre che dalla durata del titolo e dalla situazione economica dell’emittente. Si tratta di solito di variazioni meno ampie di quelle cui sono soggette le azioni, ma possono incidere molto sul rendimento durata del titolo.
Cedole e “zero coupon“.
Alcune obbligazioni, tra le quali i Bot (Buoni ordinari del Tesoro), non pagano gli interessi sotto forma di cedole, ma come differenza tra il prezzo di acquisto e quello di rimborso del titolo. Una specie di acquisto con lo sconto. Facciamo l’esempio di un Bot annuale che paga il 5% di interesse. Il prezzo di sottoscrizione sarà pari al 95% del prezzo di rimborso. Si pagheranno, cioè, 95 milioni per avere indietro, tra un anno, 100 milioni. Questi titoli sono definiti “zero coupon”, che significa proprio “zero cedola”.
Tassi e valore di mercato.
Il livello dei tassi d’interesse in un Paese, o in un’area economica, è stabilito dalla banca centrale. È uno strumento per regolare l’economia. Il costo del credito viene abbassato quando si vuole stimolare l’attività e alzato quando c’è il rischio di una forte inflazione. La politica dei tassi nei Paesi dell’euro, quindi anche dell’Italia, è stabilita dalla Banca centrale europea. Tutti i tassi, da quelli sui prestiti e sui mutui, a quelli delle obbligazioni pubbliche e private, tendono ad adeguarsi al livello dei tassi ufficiali. Un fenomeno che modifica il prezzo di mercato delle obbligazioni già in circolazione.
Vediamo come: quando i tassi d’interesse salgono, i prezzi delle obbligazioni già emesse scendono, perché il loro rendimento diventa meno conveniente rispetto a quello offerto dai nuovi titoli.
Se, per ipotesi, ho pagato 100 un’obbligazione che offre una cedola del 5% e i tassi generali salgono al 6%, difficilmente riuscirò a vendere il mio titolo allo stesso prezzo. Gli investitori preferiranno investire nei titoli nuovi, più redditizi. Il prezzo di mercato della mia obbligazione dovrà allora scendere. Quanto?
Quanto basta a far sì che il rendimento, si avvicini al 6%. Se ho un titolo che scade tra un anno, il suo nuovo prezzo di mercato, sarà attorno a 99 centesimi, in modo che all’importo della cedola, si aggiunga un 1% data dalla differenza tra nuovo prezzo di mercato e prezzo di rimborso.
Per lo stesso principio, quando i tassi scendono, il prezzo delle obbligazioni che sono in circolazione sale. Perché il loro rendimento è d’un tratto diventato migliore di quello che daranno le nuove emissioni.
Più è lunga la durata dei titoli, maggiore è la reazione del prezzo al variare dei tassi d’interesse generali.
I Buoni del Tesoro poliennali (Btp), che hanno durate fino a 30 anni, sono i titoli di Stato più redditizi e quelli soggetti a maggiori oscillazioni di prezzo.
Tieni a mente questo schema:
– tassi in salita = prezzi delle obbligazioni in discesa
– tassi in discesa = prezzi delle obbligazioni in salita
– lunga scadenza = ampie variazioni di prezzo
– breve scadenza = scarse variazioni di prezzo
Ricorda però, che le variazioni di prezzo non interessano chi tiene i titoli fino al momento del rimborso.
Le obbligazioni a tasso variabile.
C’è un’ eccezione al meccanismo dei tassi e dei prezzi che abbiamo visto: le obbligazioni a tasso variabile (o “indicizzate”). Sono titoli che hanno una cedola il cui importo varia, a seconda dell’andamento dei tassi d’interesse generali. I più noti sono i Cct (certificati di credito del Tesoro), con cedole semestrali. Quando i tassi salgono, vengono aumentati gli importi delle nuove cedole e vice versa. Grazie a questa variabilità delle cedole, il prezzo di queste obbligazioni rimane quasi fermo.
Le obbligazioni a tasso variabile sono un investimento molto prudenziale, perché non hanno rischio di prezzo. Sono, inoltre, titoli particolarmente convenienti quando l’inflazione e i tassi tendono a crescere.
La credibilità è tutto: il rischio emittente.
Il rendimento delle cedole, è determinato anche dall’affidabilità finanziaria dell’emittente, che è il debitore. Meno affidabile è l’emittente, più alti sono gli interessi che paga. Lo Stato, che per definizione non può fallire, è di solito il debitore più affidabile. Le cedole delle sue obbligazioni sono basse, molto vicine al livello dei tassi d’interesse ufficiali.
Un’azienda può invece fallire e trovarsi a non poter ripagare i suoi creditori, compresi i sottoscrittori delle obbligazioni. Per questo motivo, le obbligazioni delle aziende hanno cedole superiori a quelle dei titoli di Stato. Gli investitori sono disposti ad assumersi un rischio maggiore solo in cambio di rendimenti più alti.
Il discorso dell’affidabilità vale anche per i titoli di Stato emessi da Paesi che hanno seri problemi finanziari, come quelli dell’America Latina o dell’Europa dell’Est. Le loro cedole sono infatti, molto alte. Ci sono agenzie internazionali specializzate nell’analisi dell’affidabilità di credito. Le più note sono Moody’s e Standard-Poor’s. I loro giudizi vanno da A, il migliore, fino a C, dato alle situazioni di reale rischio d’insolvenza.
Le obbligazioni classificate con la C mostrano rendimenti molto alti, ma alte sono anche le probabilità di perdere parte dei soldi investiti.