Una bolla d’oro. Immagine esteticamente gradevole, inquietante se trasferita al mercato finanziario. John Paulson, definito Re Mida non solo per i guadagni miliardari, ma perché da diversi mesi a questa parte è il maggior acquirente di oro, prima o poi dovrà vendere: la quotazione del prezioso metallo è sovrastimata, lui lo sa perfettamente. “E nelle operazioni finanziarie di questo tipo ove non vi è diversificazione nella tipologia dell’asset, qualcuno rimarrà con il cerino fumante in mano”. L’affermazione è di Edoardo Cignoli, finanziere di Lugano, business partner di LP Suisse Capital.
“La produzione di oro ha avuto un suo picco nel 2001, con 2.600 tonnellate, poi è andata via via calando. Negli anni 80 e 90 si era addirittura quasi arrestata data la scarsa remunerazione. Da alcuni mesi molte cose sono cambiate: la crisi che attanaglia le menti, prima ancora che le attività, porta la gente verso i cosiddetti beni rifugio. Ma l’oro lo è ancora?”, si chiede Cignoli.
“Paulson al momento opportuno comincerà a vendere, certamente non in grandi quantitativi. Cercherà di fare in modo che il prezzo raggiunto si mantenga piuttosto stabile. Poi a un certo punto ne uscirà definitivamente: il prezzo dell’oro?
C’è da scommetterci che andrà progressivamente calando e qualcuno ci rimetterà. Ci sono in ballo circa 5 miliardi di dollari, una massa di denaro enorme. Si può ipotizzare che un 20% degli investitori non raggiungerà la performance sperata, ovvero andrà in perdita: un miliardo di dollari sarà a rischio. Per quanto continueremo con questi assurdi giochi finanziari? Possibile che nessuno avverta la manovra palesemente speculativa – ad alta volatilità, pur se non manifesta – che si cela dietro l’aumento del prezzo dell’oro”.“Per l’Italia un consiglio: meglio puntare sul mattone: tassi dei mutui e prezzi in calo – ma che dovranno ancora calare – favoriscono gli acquisti, soprattutto da parte dei giovani”.
Fonte: affaritaliani.libero.it